Il programma proposto per questo concerto esplora il panorama della Roma di inizio ‘700, in cui la figura cardine fu sicuramente quella di Arcangelo Corelli. Il legame tra Bergamo e Roma si può identificare nel rapporto tra Pietro Antonio Locatelli e Arcangelo Corelli. Il giovane prodigio bergamasco lasciò infatti la città orobica poco più che adolescente per studiare col grande maestro e  apprendere lo stile romano. Tutta la sua produzione successiva risentirà infatti dell’influsso della scuola corelliana.

La pubblicazione da parte di Corelli delle sonate per violino Op. V infatti fissò in maniera eterna l’apoteosi dello stile italiano e pose le basi per la moderna scuola violinistica che, non solo a livello italiano ma in tutta Europa, si sviluppò grandemente nei decenni a venire.

Di grande successo, la collezione di sonate venne immediatamente adattata sia per altri strumenti sia per altri organici sotto forma di concerti grossi. In questo contesto non sorprende trovare all’interno di un manoscritto tedesco del XVIII secolo la Sonata n°9 in la maggiore, opportunamente trasposta per violoncello in sol maggiore per venire incontro alle diverse esigenze dello strumento.

Curiosamente, nello stesso manoscritto trova posto, immediatamente dopo l’adattamento corelliano, una copia della sonata di Pietro Boni, violoncellista bolognese che lavorò con Corelli a Roma, il quale pochi anni dopo la morte del Maestro pubblicò una collezione di sonate per violoncello e basso continuo in cui la matrice corelliana è evidente.

 Se tuttavia l’eredità di Corelli è chiara anche nella sonata per violino di Händel in la maggiore, composta probabilmente in gioventù, una figura a Corelli coeva ma che si differenzia dallo stile romano è quella di Alessandro Scarlatti. Considerato il capostipite della scuola napoletana e uno dei più influenti innovatori della scrittura orchestrale per archi, di lui ci sono tramandate 3 sonate per violoncello e basso continuo la cui autenticità ancora divide musicologi ed esperti. Il movimento finale della terza sonata in do maggiore è molto simile a quello della sonata di Boni che proponiamo, a rimarcare come nonostante le due scuole (quella romana e quella napoletana) si siano evolute su due binari paralleli e le contaminazioni siano state evidenti.

 Lo strumento utilizzato per questo concerto, il violoncello piccolo, è una variante di un violoncello normale, da cui si differenzia per l’aggiunta di una corda più acuta che permette di esplorare anche il repertorio originariamente per violino. Questa prassi di adattamento e trascrizione era molto in voga nel ‘700, anche se il violoncello piccolo è scomparso negli ultimi decenni di quel secolo in favore di nuovi strumenti più sonori e potenti.

 

PROGRAMMA:

Alessandro Scarlatti (1660-1725): Sonata per violoncello e basso continuo n°3

Arcangelo Corelli (1653 -1713): Sonata per violoncello piccolo e b.c Op. V n° 9
(orig. Per violino, trascrizione per violoncello contenuta in un manoscritto tedesco del XVIII sec.)

Bernardo Pasquini (1637- 1710): Variazioni per il Paggio Todesco” per clavicembalo e tiorba

Pietro Giuseppe Gaetano Boni (1686 –1741): Sonata per violoncello e b.c Op.1 n°6

Georg Friederich Händel (1685 –1759): Sonata per violoncello piccolo e b.c Op. 1 n°3
(orig. Per violino, trascrizione per violoncello piccolo di Thomas Chigioni)

ENSEMBLE LOCATELLI
Thomas Chigioni: violoncello piccolo e direzione
Laura La Vecchia: tiorba 
Gabriele Levi: clavicembalo